Recensione: Il tiranno di Roma

 Il tiranno di Roma di Andrea Frediani

Titolo: Il tiranno di Roma

Autore: Andrea Frediani

Genere: Narrativa Italiana - Ambientazione Storica

Prezzo Cartaceo: € 0,99

Prezzo Ebook: € 4,99

Pagine: 128 

Pubblicazione: 2013

Editore: Newton Compton Editori

Collana: Live

Valutazione: ⭐⭐

Trama: La vita di Crisso, schiavo fin da bambino, viene sconvolta dall'arrivo, nel latifondo in cui lavora, di Gaio Mario, il vecchio condottiero tornato dall'esilio cui l'ha costretto Silla. Mario lo arruola tra le sue celebri e sanguinarie guardie del corpo, promettendogli la libertà se lo aiuterà nell'impresa di riconquistare Roma e raggiungere il suo settimo consolato. Crisso aderisce entusiasta e partecipa all'assedio dell'Urbe, che si sviluppa per un'intera estate tra battaglie, pestilenze e blocchi dei rifornimenti. Ma all'interno della città assediata il senato è convinto a resistere dal console Gaio Ottavio, tenace sostenitore dell'ordine costituito, determinato e coraggioso. La sua schiava domestica, Giunilla, lo ammira e lo sostiene fino in fondo, ma alla fine gli assediati devono cedere e permettere l'ingresso di Mario in città, cui seguono giorni di terrore, di stragi e vendette. I destini di Crisso e Giunilla si intrecciano in una spirale sempre più drammatica, che determinerà un nuovo futuro per il giovane schiavo. Uno degli episodi più intensi della storia di Roma e delle guerre civili, riletto attraverso gli occhi di due schiavi arruolati nelle opposte fazioni.

Recensione: a conoscenza approfondita della storia e dei costumi di un'epoca, non sono sufficienti per ottenere un buon romanzo, e questo è chiaro.

In “Il tiranno di roma” Andrea Frediani vuole a tutti i costi dimostrare di aver studiato: lo ha fatto, sicuramente, ma non basta

Lo spunto non è male, la trama poteva essere interessante, peccato che Frediani si perda nei milioni di dettagli su strategie militari e politiche che affondano i personaggi e non sono utili all’intreccio.
Se poi consideriamo che i POV sono quelli di due schiavi la struttura rivela tutta la sua debolezza.
Alla storia d’amore fra i due personaggi principali, sono dedicate una decina di righe.

I due si avvicinano, si guardano, è amore, diventano amanti.

Il tutto senza un minimo di enfasi e il rapporto tra lo schiavo e Mario è affrontato con la stessa mancanza di passione: cioè stiamo parlando di un vecchio comandante in declino (Mario) ma ancora carismatico, che "salva" uno schiavo al quale ha precedentemente ucciso la famiglia, promettendogli di dargli la libertà. 

Lo schiavo si dimentica del particolare del massacro familiare, di fronte al grande carisma di Mario e alla prospettiva della libertà, il che può anche succedere, ma dopo un po' di tempo, umanamente. O almeno se l'autore avesse tentato di farci capire di più che tipo è questo schiavo. Questa è soltanto una delle grandi (a mio avviso) debolezze del romanzo.

Una storia asettica, senza passione per i suoi personaggi, con uno stile senza infamia e senza lode, una trama semplice e senza picchi d'interesse, che si risolleva per un brevissimo momento solo alla fine, con una chiusura a sorpresa.



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